Poche riflessioni da condividere sul tema del discorso d’amore nei primi giorni di avvio di una faticosa primavera di rinascita per rendere omaggio alla civiltà della cortesia e a tutte le donne e gli uomini intendenti d’amore.
Una breve presentazione di me stessa
Da molto tempo non scrivo su questo mio blog privilegiando in modo errato (forse..) i social, facebook soprattutto, immaginando che i messaggi di qualsivoglia natura arrivino a destinazione (quale?) più velocemente. In realtà, passando attraverso i canali che sembrano più efficaci di altri, accade solo che il messaggio si ‘consumi’ più velocemente e senza lasciare traccia. Tutta la nostra volatile comunicazione è comunque collassata ma mi illudo che in qualche modo qualcosa passi attraverso i sistemi più datati. Desidero, per esempio, condividere su questo solitario blog il breve video con cui la casa editrice La lepre, che ha pubblicato il mio ultimo libro, “L’enigma d’amore nell’Occidente medievale”, mi ha chiesto di presentarmi. Un modo per comunicare, non solo con chi è vicino e conosco, ma soprattutto con chi non conosco ed è lontano; per comunicare le ragioni per cui tanti anni fa passai all’improvviso dalla lettura alla scrittura.
Un libro da leggere per riscoprire la bellezza del nostro paese
Tra i libri da amare e da leggere come non condividere questo, care amiche e amici! Un viaggio virtuale tra i tesori di arte e bellezza disseminati nel magnifico paese che abitiamo e custodiamo con amore da secoli. Raccomando a tutti voi questa lettura come una sorta di terapia dell’anima per allontanare ogni oscura paura.
La fantastica lettura di un libro che racconta molte vite vissute in una sola vita
Giovedì, un libro, serie 2 pt. 8: Stefania Auci, I leoni di Sicilia
Eccoci all’appuntamento del giovedì, care amiche e amici amanti dei libri e della lettura. Questa volta abbiamo parlato di Stefania Auci, del suo libro I leoni di Sicilia, pubblicato da Casa Editrice Nord. Visibile sulle nostre pagine: Il sonno del Reame o L’enigma d’amore, Claudio Strinati, Dialogues.
Giovedì, un libro serie 2 pt. 7. Domenico Starnone, Confidenza
Questa puntata di Giovedì, un libro è dedicata a Domenico Starnone e al suo ultimo libro, Confidenza, un romanzo composto di tre racconti, in cui si succedono tre voci narranti per dipanare una storia che non si definisce e non si conclude, oscillando tra conferme e smentite, restituita da tre punti di vista diversi per età e per genere.
L’appuntamento con i libri del giovedì: la playlist di youtube
Miei cari venticinque lettori, questi appuntamenti con il libro del giovedì si trovano tutti su youtube. Scrivendo sulla finestrina Dialogues Raccontare l’arte e iscrivendosi (gratuitamente), si possono vedere anche i video d’arte, le conferenze, alcune trasmissioni televisive. Potete trovare i nostri appuntamenti anche su Facebook, sulle pagine intitolate Il sonno del reame o l’enigma d’amore e Dialogues, oltre che sulla pagina pubblica di Claudio Strinati. Però mi sembra opportuno condividerli anche su questo blog che negli ultimi tempi ho un po’ trascurato.
Roman Polanski, J’accuse: un viaggio nella storia e nell’io alle radici del male

L’ufficiale e la spia, libera traduzione del titolo originale del film, J’accuse, è un film profondo, potente, magnifico, ennesimo capolavoro di Roman Polanski. Vederlo è stato come vivere un’esperienza sensoriale, emotiva e intellettiva, totalizzante. Mi capita di rado, soprattutto con alcuni libri, di sentirmi ‘dentro’ il mondo narrato, rappresentato con tanta forza ed evidenza da diventarne io stessa parte integrante. Del caso Dreyfus avevo una memoria molto letteraria, riassunta nell’immagine della prima pagina dell’ “Aurore” con il celebre J’accuse di Emile Zola. Conoscevo la storia dell’ufficiale ebreo, pubblicamente esposto e degradato, condannato alla prigionia in un’isola deserta, per essere stato riconosciuto colpevole di alto tradimento in base alle calunnie montate ad arte dai vertici militari e politici del tempo, sull’onda di ottusi pregiudizi antisemiti. Ma ‘rivivere’ letteralmente il caso Dreyfus, attraverso il film di Polanski, è stata davvero un’esperienza fuori dal comune, una sorta di immersione nelle zone più profonde della storia e dell’interiorità. Mi è sembrato geniale raccontare tutta la vicenda dal punto di vista dell’ufficiale Georges Picquart, penetrando con lui, attraverso il suo sguardo, le sue convinzioni morali e le sue azioni, non solo nella kafkiana burocrazia militare e politica, ma anche in una dettagliata scena urbana e sociale, fatta di strade, case, caratteri, costumi, mentalità, in una Parigi di fine secolo, ricostruita in modo perfetto e avvolgente, con le luci, i cieli, le strade, la polvere, il sangue, più veri del vero. Ma la straordinaria narrazione che Roman Polanski fa dell’affaire Dreyfus è molto di più che una sapiente ricostruzione filologica del grande regista che lui è, in ogni caso. Come altri film di questa nostra attuale stagione culturale, che sembra esprimersi nel modo più alto proprio attraverso il cinema, anche “J’accuse” è un viaggio alle radici oscure del male, che, come un incendio dell’anima, esplode e dilaga in modo diverso e ricorrente, in forme irragionevoli e violente, fino a trovare un argine nella intelligenza limpida dell’arte, capace di riconoscerlo e sovrastarlo.
Una recensione dell’amico e studioso Valerio Cappozzo.
Questa bella recensione di Valerio Cappozzo è stata pubblicata su Annali d’Italianistica 37 (2019)



Continua senza sosta la devastazione di via dei Fori Imperiali
Per anni, lungo via dei Fori Imperiali, sulla destra, in direzione del Colosseo, di fronte alla Curia, un’ampia area di verde storico e vincolato è stata recintata e sequestrata con una rete, senza che nessun cartello ne indicasse la ragione, neanche a richiesta dei cittadini. Circa un mese fa, o poco più, finalmente è comparso un avviso – ora rimosso e sostituito con quello che si può vedere nell’immagine – in cui si annunciavano ‘lavori di pulizia propedeutici al progetto di scavo del Foro di Cesare’. Per ‘lavori di pulizia propedeutici’ l’allora sovrintendente ad interim, che firmava il provvedimento affisso sulla rete, intendeva la devastazione del verde storico preesistente, per altro, già da tempo e di fatto, recintato e sottratto al pubblico godimento e soprattutto spogliato di due magnifici e sanissimi pini marittimi. Si contano a decine, ormai, gli alberi abbattuti lungo la via e la stessa sorte toccherà probabilmente ai tre lecci che per ora sopravvivono in questo scavo, che dovrebbe ripristinare la continuità del Foro di Cesare. Il cartello che ora è affisso sul lato del recinto non mostra più il piano di spesa e i riferimenti del progetto ma si limita a mostrare l’intera area dei Fori di qua e di là della via, delineandone i tracciati antichi, senza tenere nel minimo conto il disegno urbanistico originario dell’area, della via e dei giardini storici inutilmente vincolati. Avendo già scritto una breve storia della infelice via, che soffre dello stigma del fascismo più di quanto non soffra il Vittoriano di quello monarchico sabaudo, rimando a quella memoria tutti coloro che volessero sapere di più sull’insano comportamento dell’amministrazione capitolina e delle soprintendenze archeologiche, che nel giro di vent’anni hanno trasformata la via, giudicata da Le Corbusier una delle più belle del mondo, in una landa pietrosa, desertificata e inospitale. Il mio articolo, intitolato Da piazza Venezia a via dei Fori Imperiali: una storica passeggiata ridotta a un percorso di guerra, è stato pubblicato sulla rivista Lazio ieri e oggi (luglio- agosto 2015) e su questo blog il 15 giugno 2016.



L’attualità di Dante. Il lungo ‘cammino’ interpretativo della Commedia dantesca: realtà, simbolo e allegoria.
https://www.youtube.com/watch?time_continue=824&v=xWsZIwheA-c
Care amiche e amici che ‘avete intelletto d’amore’, date qualche minuto della vostra attenzione a questo video registrato giovedì scorso, 7 febbraio, alla Maison de l’Italie. Ci sentirete parlare del libro di Pier Luigi Vercesi, ‘Il naso di Dante’, e vi troverete coinvolti in una romanzesca inchiesta sulla complessa storia della decifrazione del discorso d’amore dantesco, che, tra impedimenti, fraintendimenti, disavventure e grandi sofferenze, si fece strada nell’Ottocento romantico e politicamente impegnato, seguendo soprattutto la nuova via critica indicata da poeti, letterati e patrioti. Dai trovatori, che per primi espressero magistralmente il significato sapienziale dell’esperienza d’amore, a Dante, che ne raccolse e sublimò l’eredità poetica, accentuandone l’impegno etico e politico, il cammino dell’Amor Platonico si riaprì grazie agli studi appassionati di Gabriele Rossetti, che ne riscoprì le origini remote negli antichi culti misterici e ne decifrò il senso risposto, oscurato da secoli di disattenzione, restando però lui stesso, a lungo, inascoltato.

Mercoledì 23 gennaio, una bella esperienza nella Biblioteca della città di Arezzo
Mercoledì 23 gennaio. Arezzo. Un giorno molto difficile per le condizioni climatiche decisamente avverse. Scuole chiuse, ritardi e difficoltà lungo le linee ferroviarie e le autostrade, per la neve, la pioggia e il freddo. In programma anche una partita locale. Tutto sembrava congiurare per un annullamento dell’iniziativa e un cambiamento di data. E invece no. Il treno è partito da Roma ed è arrivato ad Arezzo, anche se con un’ora di ritardo, e, dopo pochi minuti è arrivata da Firenze, con un treno regionale, anche la professoressa Isabella Gagliardi, affannata, dopo aver partecipato a una riunione accademica imprevista. Una cara amica aretina, Maria Grazia Redi, che mi aveva aspettato pazientemente davanti alla stazione, ha accompagnato tutt’e due in auto, su, verso la Pieve, nella parte alta della città, dove si trovano l’Accademia Petrarca e la Biblioteca della città di Arezzo, in una posizione meravigliosa ma assai difficile da raggiungere a piedi in una giornata fredde e piovosa. Immaginavo già che avrei solo salutato e ringraziato gli organizzatori, la professoressa Francesca Chieli, consigliera della Biblioteca e il professor Giulio Firpo, presidente dell’Accademia Petrarca, e sarei velocemente ripartita per assenza di pubblico, viste le circostanze così sfavorevoli. Invece è stato davvero sorprendente verificare come, anche nelle condizioni più sfavorevoli, tutto può andare per il meglio e non si deve mai disperare. Entrata nella sala, per altro non troppo riscaldata, ho trovato un pubblico curioso e infreddolito, di varie età e provenienza, donne e uomini, giovani e meno giovani, con ogni evidenza ben disposti a lasciarsi coinvolgere niente meno che in una discussione sul tema d’amore. Quanto di più originale si possa immaginare in un tempo come il nostro, apparentemente sempre più cieco e ottuso di fronte a tutto ciò che riguarda l’arte, la bellezza, la sapienza, l’esercizio del libero pensiero. A incontro già iniziato, continuavano a entrare persone. Molti acquistavano anche il libro. Sorprendente davvero. Cordiali e amabili le parole introduttive di Francesca Chieli e di Giulio Firpo, ampia e precisa l’introduzione storica di Isabella, veemente, credo, come al solito, il mio intervento su temi e momenti della nostra civiltà europea che mi appassionano per la loro innegabile e immortale attualità. Che dire se non che è stata davvero una bella esperienza di profondo dialogo del cuore, dell’anima e della mente?