Da molto tempo sono assente e non cerco un dialogo sul drammatico tema della devastazione della nostra città. Il fatto è che mi sembra sempre più difficile e impossibile. Da perdere la speranza. La Metro C è ferma da anni a San Giovanni, dove si apre una voragine angosciosa che deturpa l’intero quartiere. I cantieri aperti con assurda tempestività da Alemanno a ridosso del tempio di Venere e della Basilica di Massenzio sono ormai lì a rappresentare una penosa e tristissima finzione di lavori in corso: ruspe, buchi, cartelli colorati appesi alla recinzione con le fotografie e i grafici dell’intera area archeologica sottratta alla vista diretta. I turisti dallo sguardo perso fotografano le fotografie. Questi cantieri, come quelli costruiti davanti all’ospedale militare del Celio, resteranno in piedi per anni e anni e faranno soffrire tutti noi solo a guardarli, nel ricordo delle aree verdi e degli spazi preziosi sequestrati e abbattuti. Se davvero mai si farà la demenziale tratta T 3 della Metro C, scavando tunnel sotto i più antichi monumenti della città – le mura e gli acquedotti romani, le antiche chiese del Celio, lo stesso Colosseo – se davvero si farà la nuova stazione di una Metro C, che per ora non esiste e che forse non ci sarà mai, chi di noi sopravviverà per vederne il compimento avrà davanti a sé uno spettacolo desolante: aree verdi scomparse, cementificazione diffusa, pilastrini al neon di segnalazione e scale mobili a vista, masse di passeggeri di transito che affollano l’area archeologica più importanti della città senza vedere nulla, senza altro desiderio che di andare in fretta da qualche altra parte. Non ci passo più in quel tratto di via dei Fori Imperiali. Anche perché rischio di essere stretta, soffocata, derubata nell’abbraccio mortale di una folla che si accalca tra la recinzione dei cantieri e una invalicabile ringhiera di ferro che impedisce di scendere dal marciapiede. Verificate quanto vi dico per esperienza quotidiana e diretta. Passo piuttosto per la vecchia via del Colosseo, appartata e in ombra, dimenticando per qualche minuto l’orrore della via sottostante, aperta nello storico ventennio per un delirio ‘trionfalistico’ di potere, diventata nel tempo un’autostrada inospitale priva di riparo dalla pioggia e dal sole, spogliata anni fa dell’unica area verde a ridosso dell’antica via Alessandrina, deturpata ora da un cantiere che si preannuncia senza fine.
La grande bellezza… Dov’è finita? Davvero sta scomparendo per un nostro irrimediabile difetto consapevolezza?
Una lode per tutti coloro che si impegnano a difenderne gli alberi secolari. Solo la nostra capacità di resistere potrà salvarci.
|
||
ROMA – Tensione intorno al cantiere Metro C identificati i paladini degli alberi 19 settembre 2013 | 14:52 Manifestanti picchettano i cancelli bloccando gli operai: spostati da polizia e carabinieri. No al taglio di piante secolari. «Sacrificano in verde per salvare le bancarelle»ROMA – Sloggiati e identificati i manifestanti che in via Sannio sonotornati a protestare contro il taglio degli alberi secolari nel cantiere della Metro C. Tensione, giovedì 19 settembre, al presidio di San Giovanni in difesa del verde pubblico, dove da tre giorni, ogni mattina, i residenti della zona popolano un rumoroso sit-in. All’alba, un gruppo di paladini degli alberi ha bloccato i cancelli del cantiere impedendo l’ingresso agli operai. Sono intervenuti polizia e carabinieri. «Sino stati identificati e spostati di peso dalle forze dell’ordine – riferisce Nathalie Naim, consigliera della Lista civica per Marino – . Eppure avevano solo chiesto di sospendere per tre giorni il taglio degli alberi in attesa di essere sentiti in Commissione Ambiente». La protesta dei residenti per il verde a via Sannio La protesta dei residenti per il verde a via SannioESPOSTO DENUNCIA – Alla protesta aderiscono le associazioni ambientaliste «Italia Nostra», «Salviamo il paesaggio», «Respiro verde», «Cittadinanzattiva» e tutti i comitati della zona: «Porta Asinara», «San Giovanni», «Ipponio Verde» e «Comitato Celio». Mercoledì 18 era è intervenuto sul luogo il presidente della commissione Ambiente del Campidoglio Athos De Luca. Un esposto-denuncia è stato consegnato ai carabinieri e indirizzato alla Procura della Repubblica. Nel documento è ricordato come il parere della sovrintendenza nel 2009 sia stato dato su un progetto esecutivo, sul quale non era indicato il taglio delle alberature, mentre questi alberi hanno un vincolo paesaggistico: quindi l’abbattimento, secondo residenti e ambientalisti, è illegale.TAGLIATI 35 FUSTI – Non solo: manca anche il parere della forestale, mentre queste alberature sono centenarie e come tali tutelate. E la «strage di alberi» non è di poco conto. Sono stati quasi tutti abbattuti le 35 alberature nel giardino di via Sannio e quelle centenarie che svettavano al di la delle antiche mura davanti alla Basilica. Fra questi per lo più platani e querce secolari, vincolati paesaggisticamente. I cittadini chiedono che almeno gli esemplari finora non tagliati – tra i quali una quercia maestosa – tutti in posizione periferica rispetto al cantiere, vengano risparmiati dalle motoseghe. Una motosega posata su un grande albero abbattuto Una motosega posata su un grande albero abbattutoMOTOSEGHE A VIALE IPPONIO – Non sembra tuttavia che i respondabili del cantiere abbiano intenzione di indietreggiare. Anzi, dalla prossima settimana «il Comune ha annunciato che dovrebbe iniziare il taglio nell’are di piazzale Ipponio dove è previsto dal progetto l’abbattimento di 109 fra alberi e arbusti fra cui filari di platani secolari e pini», spiega la consigliera della Lista Civica per Marino Nathalie Naim . I residenti dell’area, che in questi anni si sono prodigati per fare rinascere con le loro cure quest’area verde dal degrado, sono pronti a montare le tende sotto casa, come a Getzi park a Istanbul, nel caso si dovessero attivare le motoseghe, per salvarla a ogni costo.MERCATO SALVATO DALLE RUSPE – «È forte il dispiacere dei residenti nel vedere cadere davanti ai loro occhi gli alberi giganteschi che rappresentavano la qualità di vita del quartiere –aggiunge Nathalie Naim e- la rabbia nel costatare increduli che chi doveva salvaguardare i loro interessi ha invece accuratamente conservato le bancarelle che creano tanto degrado e intralciano il passaggio o le concessioni degli spazi pubblici adibiti dati ai privati. Era lì che inizialmente i progetti della metro C prevedevano di realizzare i cantieri ma è bastato che questi protestassero per modificare il progetto , sacrificare un patrimonio verde inestimabile e spostare alcuni dei cantieri addirittura a ridosso delle scuole». |
Add Comment