Estate torrida: l'arte e la cultura si vanno liquefacendo…

“Scomparsa dal blog da un bel po’…”, diranno i miei pochi lettori… “Come mai? Non ci sono battaglie culturali, questioni da dibattere?” potrebbero chiedermi.
Vi risponderei che ce ne sono a bizzeffe, in realtà: forse uno dei pochi settori in crescita nel nostro depresso ex belpaese. La verità è che mi sono immersa nella conclusione di un libro, al quale sto lavorando da circa due anni. Presa dalla mia solita passione/indignazione mi sono talmente calata nella scrittura da tralasciare la cura del sito e anche di molte altre cose. Ora che ho finito comincio a pormi altri problemi. Per esempio quello di trovare una collocazione giusta per la scomoda storia nata nella mia mente tre anni fa e portata a compimento tra guasti e bufere che di giorno in giorno aumentano di intensità confermandone in pieno la fondatezza. Mi è spesso venuto in mente, anzi, mentre scrivevo, che la realtà è, come sempre, assai più inverosimile della fantasia. Chi avrebbe mai immaginato un ladro di libri antichi a capo di una antica e storica biblioteca? Chi avrebbe mai immaginato che le opere di Caravaggio – e tanti altri capolavori normalmente inamovibili… – avrebbero fatto il giro del globo, dalla Russia a Cuba, a volte con fortunosi rientri in camion della durata di settimane, con temperature polari e incerte garanzie di sicurezza? Ho cercato di raccontare la guerra sistematica fatta alla cultura poprio dall’interno dei luoghi e delle istituzioni che sarebbero, invece, deputati a conservarla e a promuoverla. Ho camuffato con il velo della fantasia situazioni e personaggi che dovrebbero risultare emblematici del difetto culturale e del degrado morale, soprattutto della singolare, grave e irrimediabile amnesia che sembra aver colpito molti responsabili della tutela dell’arte e della storia di questo paese. Detto questo, ho il fondato sospetto che la storia potrebbe non essere compresa e che il racconto di questo singolare disastro della memoria e della consapevolezza avvenuto negli ultimi anni potrebbe incontrare molte difficoltà a essere pubblicato… La speranza è che ci sia ancora in questo paese una parte sana e non del tutto scippata della memoria di sé e degli straordinari luoghi d’arte e di storia in cui è stata destinata a vivere con il dovere morale di conoscerli e preservarli per le generazioni a venire.

—- Intanto leggete l’appello sconfortato di Italia nostra:

BENI CULTURALI: ITALIA NOSTRA, “SIGNOR MINISTRO…COSì NON VA!”
Venerdì 13 Luglio 2012

(AGENPARL) – Roma, 13 lug – E’ di oggi la lettera aperta scritta dalla presidente di Italia Nostra, Alessandra Mottola Molfino ed indirizzata al Ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi nella quale scrive: “Gentile signor Ministro professore Lorenzo Ornaghi, durante la sua visita a Napoli Lei ha annunciato che il prossimo presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali (organo scaduto da mesi e dunque non può assumere la presidenza di un organismo che non esiste) sarà il professor Francesco Maria De Sanctis, un eminente filosofo del diritto.
Con il massimo rispetto per la persona questa scelta rappresenta, però, un vero schiaffo ai molti veri tecnici e grandi esperti del Patrimonio culturale italiano presenti in tanti ruoli, – Università, Soprintendenze, Musei -della storia dell’arte antica e moderna, e in quello della storia della tutela.
Per rispetto ai valori storico artistici, archeologici, architettonici, paesaggistici che il Ministero tutela a norma dell’articolo 9 della Costituzione, è importante che il presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali sia scelto tra i massimi tecnici nel campo.
Il Consiglio è continuamente chiamato a esprimersi su questioni decisive per la tutela e la conoscenza dei Beni Culturali, è il massimo organo tecnico del Ministero; fu guidato da Federico Zeri, mentre gli ultimi due presidenti sono stati Salvatore Settis e Andrea Carandini. Dovrà con urgenza esprimere il proprio vincolante parere sui modi della ricostruzione e restauro dei beni danneggiati dai terremoti dell’Abruzzo e dell’Emilia.
Italia Nostra, anche a nome di tutti coloro che in Italia hanno a cuore la salvaguardia e la conoscenza del Patrimonio culturale chiede con forza che non vengano offese con una nomina non tecnica le competenze specialistiche che l’Italia vanta più di ogni altro paese al mondo.
Questa vicenda segue di pochi giorni il caso della trasferta a Pechino di una importante serie di opere di musei statali e chiese fiorentine che pone all’attenzione dei cittadini, delle associazioni di tutela, come Italia Nostra, e dello stesso Ministero dei Beni Culturali, la questione dei rischi di prestiti effimeri e inutili cui viene sottoposto il nostro comune patrimonio storico e artistico. Lei ministro ha addirittura affermato (come riportato da ‘Il Corriere della Sera’ del 7 luglio) che ‘bisogna lanciare operazioni di questo genere, anche correndo qualche rischio, altrimenti si paralizza la diffusione della cultura italiana oltre i confini nazionali’: una affermazione illegittima, incostituzionale e irricevibile di cui attendiamo la smentita.
Anche ammettendo che organizzare scambi di mostre tra Stati abbia ancora un qualche valore, bisognerebbe, almeno, concepire anche per questo genere di mostre diplomatico/commercial/propagandistiche un vero progetto scientifico (con l’intento di aumentare la conoscenza, trattando i visitatori come esseri pensanti e non come barbari da stupire) e con un ‘rischio zero’ per le opere. Lo impone l’articolo 67 del Codice dei Beni culturali (che, in assenza di queste caratteristiche, vieta che le opere varchino i confini della Repubblica), e lo imporrebbe la deontologia dei curatori e dei soprintendenti.
In primo luogo si dovrebbe aver cura della tutela delle opere: e, invece, si mandano in lunghi e perigliosi viaggi pitture fragilissime, che non dovrebbero viaggiare per nessun motivo, e sculture in marmo che, come tutti sanno, sono più fragili del vetro.
Queste mostre sono anche uno spreco da tagliare: schiere di funzionari del MiBAC accompagnano le opere avanti e indietro spesso al solo scopo di farsi una vacanza in paesi lontani; i trasporti e le assicurazioni raggiungono cifre vertiginose; i costosi cataloghi illustrati ripetono inutili banalità e studi più volte rimasticati.
L’opinione pubblica ignora le conseguenze di queste imprese: può dirci il MiBAC quante opere vengono prestate con la loro autorizzazione ogni anno? Quali e quante opere sono tornate danneggiate? Quale è stato il ‘ritorno’ in termini economici e di prestigio culturale? Attendiamo dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali riscontri precisi a queste richieste.
Noi difendiamo i musei che subiscono tagli e chiusure in tutto il Paese; ma che, per le mostre, vengono usati come bancomat e spogliati dei loro simboli identitari. Si stroncano le istituzioni permanenti, che producono coesione sociale e educazione alla cultura e alla creatività, e si privilegiano gli eventi effimeri che producono nei cittadini una devastante diseducazione ai valori duraturi: mostre, notti bianche, feste della moda, cene davanti alle opere d’arte in cambio di pochi spiccioli.
Il patrimonio storico e artistico italiano è diffuso e fuso all’ambiente e va tutelato, conosciuto e comunicato nella sua dimensione organica e continua. È inaccettabile ogni politica culturale che si concentri sui cosiddetti capolavori ‘assoluti’ (cioè, letteralmente, ‘sciolti’: da ogni rete di rapporti significanti) per espiantarli e forzarli in percorsi espositivi dal valore conoscitivo nullo. In altre parole, in Italia gli eventi stanno uccidendo i monumenti: e occorre, dunque, una drastica inversione di rotta. Nella stragrande maggioranza, le mostre di arte antica sono pure operazioni di marketing che strumentalizzano le opere, ignorano la ricerca e promuovono una ricezione passiva calcata sul modello televisivo.
Come presidente i Italia Nostra insieme ai firmatari di questa lettera (Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Alessandro Nova, Francesco Caglioti) chiediamo con urgenza una severa moratoria per quelle mostre che non hanno contenuti culturali e che mettono a rischio le opere più preziose senza uno scopo serio e valido culturalmente, ma solo per fare mercato e spettacolo. Accompagnata da una discussione aperta e dall’adozione di un codice etico.Alessandra Mottola Molfino, presidente Italia Nostra”.
Come precisato da Italia Nostra in calce alla nota la lettera contro le ‘trasferte’ di opere d’arte è stata inviata al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ai presidenti di Senato, Renato Schifani e della Camera dei deputati Gianfranco Fini, al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti e al Ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi.
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Questa è la lettera di risposta del ministro. Sta ai lettori giudicare da che parte sta la ‘grossolanità’. L’ovvia risposta non è molto consolante per quella ‘élite culturale’ di cui già il ministro Urbani dichiarava molti anni fa di volersi liberare per alleggerire il Ministero per i Beni e le Attività Culturali: l’operazione oggi è pressoché compiuta.

La lettera
Beni culturali, Ornaghi e la protesta di Italia Nostra «Mai nominato De Caro ai Girolamini»

Caro direttore, devo chiedere ospitalità per rettificare un’ errata notizia contenuta nell’ articolo che, pubblicato ieri con il titolo «La nomina ai Beni culturali? Uno schiaffo ai nostri tecnici», informa delle contestazioni di Italia Nostra alla nomina di Francesco De Sanctis a presidente del Consiglio superiore dei beni culturali e contemporaneamente dà conto di una lettera aperta, sempre di Italia Nostra, sui «pericolosi spostamenti» delle opere d’ arte. La rettifica riguarda la nomina di Massimo De Caro alla direzione della Biblioteca dei Girolamini di Napoli: non ho mai nominato De Caro a un tale incarico. La necessaria precisazione mi induce peraltro a chiedere al «Corriere» un supplemento di ospitalità, così che i lettori possano più compiutamente conoscere e valutare stile espressivo e profili concettuali della lettera aperta. Testualmente cito un solo, significativo passaggio: dare in prestito le nostre opere d’ arte equivarrebbe «a far sfilare i propri capolavori, in catene, nelle capitali dei vecchi e nuovi padroni del mondo». Non so se estensori e sottoscrittori di un simile fraseggio si siano auto annoverati nel manipolo dei «tecnici» da me schiaffeggiati con la nomina del prof. Francesco De Sanctis. Qualora così fosse, mi sentirei ulteriormente rassicurato sulla bontà della scelta da me fatta. In ogni caso, si deve purtroppo amaramente concludere: come sta rovinando sempre più in basso una certa nostra Italia, e quant’ è ideologicamente grossolana la visione di talune élite della cultura italiana. ministro per i Beni e le Attività Culturali

Ornaghi Lorenzo

Pagina 22
(15 luglio 2012) – Corriere della Sera

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