Un pausa festiva ha un significato per gli stanziali e uno per i nomadi. Lo stanziale ne approfitta per dormire di più, leggere, andare al cinema, vedere gli amici (quelli stanziali come lui..). Il nomade fa le valigie e parte nel tentativo di rinnovellarsi con altri cieli e un’altra aria. Per molti le feste, specialmente quelle di Natale e fine anno, possono essere assai penose, specialmente quando, in mancanza di lavoro, ne avvertono il lato grottesco. I giovani sono spesso i più soli: una vera e propria moltitudine di singolarità. Degli anziani neanche a parlarne. Difficile per tutti scrollarsi di dosso i messaggi mediatici beneauguranti in cui si mescolano i doni ai panettoni ai fichi secchi insieme ai presunti affetti parentali ritrovati. La vita è una malattia mortale, almeno secondo l’umorista Zeno Cosini, deciso a liberarsi dall’accanimento terapeutico del suo psicoanalista. Però, nonostante il disastro etico ed estetico dei nostri tempi, come è bello godersi le rare giornate di sole camminando per le vie della città, trascorrere le serate in piacevole compagnia, occuparsi degli animali e delle piante, scrivere e studiare… anche sotto lo stesso cielo di sempre.
E allora, miei cari venticinque lettori, leggete leggete.. Leggete i classici antichi e moderni per ritrovare il senso, la profondità e la bellezza. Leggete anche L’archivio segreto, se non lo avete ancora fatto. E se vi piacerà spero che ne farete dono agli amici.
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