Riflessioni sulle ragioni per cui l’Italia è un paese di non lettori

Perché l’Italia è un paese di non lettori:  nel titolo dell’incontro del 5 dicembre che ho organizzato, in collaborazione con il Centro per il libro e la lettura, al Palazzo dei Congressi, in occasione della Fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi, manca il punto interrogativo perché non  si tratta di una domanda ma di un dato di fatto. Da anni cerco di attirare l’attenzione su un problema che non viene affrontato nella sua semplice evidenza per ragioni che non mi sono del tutto chiare. Perché gli italiani non leggono? Perché, secondo i dati del rapporto Nielsen, la lettura precipita dopo i 14 anni di età?

Ribadisco che le cause sono due e che si continua a non volerle esaminare con attenzione. La prima: nelle scuole superiori italiane le biblioteche sono chiuse o disattivate per l’assenza di personale tecnico, gli spazi della lettura non sono agibili, i libri sono fermi negli scaffali, da anni e anni non vengono fatti nuovi acquisti. La seconda: la lettura non trova legittimazione nella programmazione didattica nonostante la gran parte dei docenti la proponga. “Se studio non ho tempo di leggere” si sentono dire anche dagli studenti più ricettivi. L’indicazione della lettura, è assente, infatti, per tutta la fascia degli studi superiori e gli insegnanti possono solo suggerirla come esperienza episodica, dato che non è compresa tra le attività formative. Nel resto d’Europa, in Francia, per esempio, o in Inghilterra, le biblioteche scolastiche sono attivissime, i libri sono disponibili e circolano gratuitamente tra gli studenti che possono anche fare proposte di acquisto, la lettura fa parte integrante dello studio curricolare durante tutto l’arco degli studi, anche e soprattutto di quelli superiori. Le gravi carenze del nostro sistema scolastico andrebbero quanto meno riconosciute per poter essere affrontate a livello istituzionale con proposte adeguate e con interventi strutturali. Appaiono del tutto inutili in questo senso le manifestazioni occasionali che lasciano inalterata la situazione e irrisolti i problemi.

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