Mi è capitato di recente di sentir dire più e più volte da amici studiosi, fini intellettuali: “Ma perché scrivi romanzi? io non riuscirei mai a farlo, a scrivere cose non vere, intendo dire… inventate…Vuoi mettere scrivere un saggio, un libro di studio: c’è una bella differenza…”. E un altro che mi aveva retrocesso, nel suo stelloncino critico mensile, rispetto a un libro di memorie, mi diceva, quasi a giustificarsi del diverso trattamento: ” In quel libro ci sono lettere, dati e informazioni: tutto vero, si impara qualcosa…”. Un altro ancora: “Io leggo solo saggi…” E così via. Forse il mio prossimo libro dovrò intitolarlo Questo non è un romanzo per evitare equivoci. Paradossale però che molti dei miei amici studiosi si occupino proprio di letteratura e di essa vivano in termini professionali. Professori, critici, e così via. Nella biblioteca di Manzoni non si è conservato nessun romanzo. Se ne sarà liberato lui “che si era abbassato a scrivere un romanzo”? o li avrà buttati qualcun altro vergognandosene? Ma lui aveva rimescolato la storia con il saggio, con la riflessione morale… Rimescolato con l’invenzione, è vero: ma quanta verità! Certo verità come interpretazione, signori miei! non certo come dato di fatto indiscutibile e incontrovertibile. Certo anche don Lisander ebbe i suoi problemi con i critici, specie con un certo Tommaseo, molto erudito. Infatti, debitamente annoiato di questo tipo di discussione, non ne scrisse più di romanzi. Ma il suo unico li contiene già tutti quelli che avrebbe potuto ancora scrivere, quindi va bene così. E ditemi poi se non si impara proprio nulla, miei cari amici, fini studiosi, leggendo un romanzo cosiffatto?
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Il problema è che da anni si scrivono romanzi che non lo sono, in quanto cronacge di delitti, malattie ,bizzarrie, psicosi, guerre fame, ma si tratta di fenomeni prima della letteratura, come diceva il grande Volponi.Prima della letteratura è quando l’implicito diventa esplicito,è quando quanto leggi è, o vorrebbe essere, quello che già vedi.
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