Oscar Wilde: a proposito dell’autonomia dell’arte…

Leggendo quanto accade nelle biblioteche delle università e nei musei americani, dove vengono censurate opere letterarie e artistiche, meravigliose testimonianze della libertà di tempi più o meno remoti, a me, che sono solo un gatto, sia pur parente di Murr, Behemoth e tanti altri, vengono molti dubbi. Sono certi gli umani attuali  di essere liberi dal pregiudizio e dalla paura? Sono certi di intendere quello che dovrebbe essere lo statuto critico della realtà e della finzione, della verità e della menzogna, di ciò che è bene e di ciò che è male? Pensano davvero che ci siano dei confini netti, stabiliti in modo assoluto e fuori dal tempo? Ecco che mi è venuto il desiderio di rileggere (anche se in italiano..)  quello che scrisse Oscar Wilde alla fine dell’800, nella prefazione a Il ritratto di Dorian Gray, a proposito dell’autonomia dell’arte e del fondamento estetico della vita.

L’artista è il creatore di cose belle.
Rivelare l’arte e celare l’artista è il fine dell’arte.
Il critico è colui che può tradurre in diversa forma o in nuova materia la propria sensazione del bello.
La più alta come la più meschina forma di critica sono una sorta di autobiografia.
Coloro che scorgono brutti significati nelle cose belle sono corrotti senza essere interessanti. Questo è un difetto.
Coloro che scorgono bei significati nelle cose belle sono gli spiriti colti. Per loro c’è speranza.
Essi sono gli eletti per cui la cosa bella significa soltanto bellezza.
Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto.
L’avversione del diciannovesimo secolo per il Realismo è la rabbia di Calibano che vede il proprio volto riflesso in uno specchio.
L’avversione del diciannovesimo secolo per il Romanticismo è la rabbia di Calibano che non riesce a vedere il proprio volto in uno specchio.
La vita morale dell’uomo fa parte della materia dell’artista, ma la moralità dell’arte consiste nell’uso perfetto di uno strumento imperfetto. L’artista non ha bisogno di dimostrare nulla: poiché perfino la verità può essere dimostrata.
Nessun artista ha intenzioni etiche. Uno scopo etico in un artista è un imperdonabile manierismo stilistico.
Nessun artista è mai morboso. L’artista può esprimere qualsiasi cosa.
Il pensiero e il linguaggio sono per l’artista strumenti di un’arte.
Il vizio e la virtù sono per l’artista materiale di un’arte.
Dal punto di vista formale il modello di ogni arte è l’arte del musicista. Dal punto di vista del sentimento la professione dell’attore è esemplare.
Ogni arte è a un tempo epidermide e simbolo.
Coloro che vogliono andare sotto l’epidermide lo fanno a proprio rischio.
Coloro che vogliono intendere il simbolo la fanno a proprio rischio.
Lo spettatore e non la vita viene rispecchiato dall’arte.
La diversità di opinioni intorno a un’opera d’arte indica che l’opera è nuova, organica e vitale.
Quando i critici dissentono tra loro, l’artista è d’accordo con se stesso.
Possiamo perdonare a un uomo l’aver fatto qualche cosa di utile purché non l’ammiri. L’unica scusa per aver fatto una cosa inutile è di ammirarla intensamente.
Tutta l’arte è perfettamente inutile.

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