La capra, amici, miei: troppo intelligente per replicare alle grida dell’ossesso nazionale. Il discutibile primato degli umani nel dominio e nello scempio della natura viene negato dall’evidenza: il silenzio della capra è stato assai più eloquente delle urla scomposte scagliate nel vuoto di ascolti.
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
dalla pioggia, belava.
Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi,prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
[Umberto Saba, dal Canzoniere, Casa e campagna, 1909-1910]
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