Il Messaggero 30 giugno 2008 – Annabella d'Avino

Mattei, l’archivio
popolato di sogni

di ANNABELLA d’AVINO
«Io scrivo per districare la matassa dei fili che si dipartono dalla mia esistenza e aprire un varco nel labirinto del mondo». Questa frase racchiude il senso della narrativa di Annarosa Mattei (nella foto di Muriel Oasi), autrice di saggi sulla poesia del Novecento, che si occupa di teoria e didattica della letteratura. Il suo secondo romanzo, L’Archivio segreto (Mondadori, 250 pagine, 13,00 euro), si apre con un pranzo fra quattro amiche in cui si discute di arte e cultura varia con un’ironica leggerezza offuscata da sofferenze personali. Poi un notturno popolato da sogni in cui esplorare le cose che accadono «senza logica e ragione»; ancora lo spazio e il tempo di un lungo giorno che si snoda in una passeggiata senza meta nelle strade di Roma fra Campo Marzio, il Ghetto, il Teatro Marcello, il Campidoglio. L’io narrante, donna matura che ama coltivare la propria solitudine, si aggira nei luoghi dove si sovrappongono «i mondi di oggi e quelli di allora» mentre osserva, ricorda, incontra amici, riflette, pensa in rima. Nel frastuono del presente riesce a vedere ombre del passato e sentire le voci di animali filosofi come il gatto randagio che la spinge a «recitare a dovere la parte che ti stata assegnata». Un’altra notte con l’abbandono «nel vuoto senza alcuna paura» chiude questo percorso poetico e visionario alla ricerca di identità, di coscienza, di significati nella commedia del vivere, nella babele dell’esistere. Eppure il personaggio più bello è un vecchio commerciante, saggiamente sicuro che «la vita non si pensa, si vive solamente, senza la pretesa di capire dove va a parare».

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