Il sonno del Reame

Il sonno del reame

Nel Castello di un antico Reame si organizza un grandioso evento per celebrare il potere assoluto del principe Gaudenzio che mal sopporta la cultura e il libero pensiero. Fedeli obbedienti lo assistono e pochi consiglieri ne assecondano l’idea di abolire ogni forma di sapienza, trasformando scuole, biblioteche e musei in attività ricreative e commerciali. Il popolo del Reame, paralizzato da una sconosciuta epidemia di smemoratezza, precipita nell’inerzia senza accorgersi di nulla.

Resiste alla sistematica azione distruttiva solo un variegato manipolo di personaggi capaci di ricordare e di intendere: un grande maestro giunto da spazi e tempi lontani, un gatto sapiente, un antiquario con permesso di andata e ritorno dall’aldilà, una donna inquieta e il suo compagno, insieme contrastano l’oblio dilagante dell’arte, della poesia, della bellezza.

Il ritrovamento di un misterioso ritratto cinquecentesco e di un antico codice di poesie d’amore giunge in loro aiuto: tutto accade in un giorno, tra fantomatiche presenze, passaggi, intrusioni, rovesciamenti improvvisi che lasciano intravedere uno spiraglio di salvezza in un panorama di rovine.

Una novella fantastica e paradossale, messa in scena  attraverso una trama ironica e satirica e un finale tutto da scoprire: una favola metaforica sulla ottusa cecità del potere nei confronti della cultura, dell’arte e della bellezza.  

  Il tema portante della storia è la grave crisi del sistema di trasmissione della conoscenza. Scuola università, biblioteche, archivi, musei da tempo sembrano paralizzati e in via di dismissione: più che un’opinione un dato di fatto, rilevato, studiato, discusso, nella manifesta indifferenza della politica che ha sempre da occuparsi d’altro. Si risveglierà il nostro ‘Reame’ dal ‘sonno’ in cui sembra essere sprofondato? Se lo chiedono in molti sempre più spesso, cercando il capo di un filo che dipani la matassa, chiedendosi se siano spettatori o attori del naufragio o le due cose insieme. In questo romanzo sono stati rimessi insieme frammenti di storie sconcertanti e inaudite per narrare una realtà sempre più grottesca, sfuggente e inverosimile. Personaggi, fatti, eventi sono tutti di invenzione ma risultano da una somma di realtà piccole e grandi che appartengono sia al vissuto che all’immaginario, che assomigliano al vero ma che non sono il vero: nella convinzione che narrare e mettere in scena situazioni problematiche, episodi e comportamenti negativi possa essere un modo di intenderli, prenderne coscienza, tentare di risolverli.

Recensioni  

da «Il Messaggero», 14 dicembre 2013
Il reame incantato parodia del potere di Andrea Velardi

Il sonno del reame è una fiaba fantasmagorica, una parodia grottesca del potere, una sarabanda piena di ironia e invenzioni in cui si avvicendano i maggiorenti di un sistema gerarchico che degenera progressivamente. Il Castello del Principe Gaudenzio è stregato, i Santi Garanti scendono dalle cornici e protestano, i demoni si insinuano in tutto come nel Maestro e Margherita di Bulgakov. Solo il gatto Gregorio conduce Guido e la compagna verso lo spiraglio della nostalgia e della riscoperta della bellezza dell’arte e della letteratura, in un intrigo di parentele che intreccia le epoche e fa riemergere il ritratto michelangiolesco di Tommaso Cavalieri tenuto segretamente nascosto nel deposito di Consalvo.

 da «la Repubblica» 11 gennaio 2014
La bellezza italiana e il sonno del reame di Giovanni Valentini

T.Cerno1T.Cerno2«L’Espresso», n.LIX, 26 dicembre 2013 Tutto caserme e Pompei, nella finestra: E intanto l’Italia va in rovina di Tommaso Cerno

La nostra immensa ricchezza è anche il nostro principale ostacolo alla crescita. (da “Più uguali, più ricchi” di Yoram Gutgeld – Rizzoli, 2013 – pag. 185). Siamo passati da un anno all’altro nel segno dell’austerità, con il numero dei poveri che raddoppia e quello dei disoccupati che continua ad aumentare. Ma non riusciamo ancora a valorizzare adeguatamente la nostra principale ricchezza nazionale: la bellezza dell’ambiente e della natura, delle città e dei paesaggi, dei beni artistici e culturali. È come se l’Italia disponesse di un immenso giacimento d’oro e non fosse capace di sfruttarlo a pieno, come dimostrano anche i casi recenti dell’isola di Budelli (Sardegna) e della Reggia di Carditello (Caserta) acquistate nei giorni scorsi dallo Stato.

Può darsi, come suggerisce l’autore del libro citato all’inizio, che tutto questo dipenda dal paradosso che la nostra ricchezza è eccessiva, che possediamo cioè troppi beni da conservare e tutelare. E perciò, le risorse economiche e umane a disposizione non bastano mai. Oppure, questa dissipazione deriva dal fatto che non abbiamo la piena consapevolezza del patrimonio di cui siamo dotati. O ancora, dalla nostra incapacità di organizzare un sistema turistico e culturale integrato e quindi di comunicarlo in modo più moderno ed efficace.

Fatto sta che l’Italia ha il più alto numero al mondo di siti classificati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, 49 contro i 38 dei francesi, ma riceviamo 44 milioni di stranieri all’anno: poco più della metà di quanti visitano la Francia. Eppure, il turismo resta un settore fondamentale per la nostra economia, con un fatturato complessivo di 130 miliardi di euro, pari a circa il 9% del Prodotto interno lordo. E ciò significa che in questo comparto lavora un italiano su dieci.

Ma — come scrive nel suo saggio Yoram Gutgeld, israeliano, già socio e partner della McKinsey, oggi deputato del Pd e consigliere economico di Matteo Renzi — «un numero quasi illimitato di attrazioni da promuovere rende quasi impossibile riuscire a sostenerle complessivamente e a fornire a esse infrastrutture inadeguate». Da qui, appunto, la necessità di «fissare delle priorità e fare delle scelte». Contro l’immobilismo dominante, occorre dunque una “regia nazionale” che la riforma del Titolo V della Costituzione introdotta a suo tempo dal centrosinistra, avendo delegato alle Regioni la responsabilità esclusiva in materia di turismo, oggi di fatto impedisce.Bisognerebbe cominciare magari a riorganizzare la rete delle Soprintendenze artistiche e archeologiche che troppo spesso diventano fattori di conservazione e protezionismo in senso stretto: cioè di freno e ostacolo allo sviluppo, alla crescita del turismo e dell’economia. O anche, in alcuni casi, centri di potere personale pressoché assoluto. La Penisola è piena purtroppo di sfregi alla sua bellezza, al suo patrimonio e al suo paesaggio; ma anche di opere bloccate o incompiute, a causa di ritardi, pastoie e lungaggini burocratiche.

Nella sua favola intitolata “Il sonno del Reame” (Oscar Mondadori), Annarosa Mattei racconta a questo proposito lo scontro tra potere e cultura che negli ultimi anni ha provocato la deriva “economicistica” del sistema di tutela del patrimonio storico e artistico, l’impoverimento di ogni forma del sapere e la conseguente espulsione degli operatori più esperti e qualificati. È una suggestiva allegoria su un’Italia immemore e incolta, dominata dall’assolutismo di un Principe che non tollera il libero pensiero.

Sarebbe fuori luogo azzardare qui analogie o paragoni con i protagonisti della storia nazionale più recente. Ma, tra le righe del romanzo, si legge in controluce la parabola del degrado e della desertificazione culturale che avviliscono il nostro Paese, sotto l’effetto narcotizzante di un’omologazione televisiva al ribasso sul modello della tv commerciale. Anche questo è un “sonno” della ragione e della memoria, di cui è rimasto vittima il popolo italiano.

Soltanto la riscoperta della bellezza, intesa come qualità e risorsa collettiva, può invertire la tendenza per risalire la china. Non ci sarà ripresa in Italia, né economica né sociale, se non si partirà proprio dalla cultura; da quel grande patrimonio d’arte, musica e letteratura che integra e arricchisce il nostro patrimonio naturale, paesaggistico, turistico. E nonostante tutto, fa del Belpaese un “unicum” al mondo.

da «La Stampa», 23 gennaio 2014
Se il tiranno è un alibi per il popolo di Marcello Sorgi

Il principe di un antico reame, ricco di storia e di testimonianze artistiche di altre epoche felici, assume poteri assoluti e decide, incontrastato, che è l’ora di liberarsi di tutto il patrimonio culturale custodito in scuole, biblioteche e musei. Commercializzarlo, venderlo, metterlo a frutto, questo è il suo programma, reso più urgente dal dissesto finanziario dello Stato, che la liquidazione dei beni artistici consentirà di arginare. Gli unici che si oppongono allo scempio sono cinque stravaganti personaggi, armati quasi solo della loro buona volontà (oltre che della loro cultura): ma a guardarli, si direbbe non ce la possano mai fare. Tuttavia il grande maestro, il gatto sapiente, l’antiquario che va e viene dall’aldilà, la donna inquieta e il suo compagno non si arrendono. A loro toccherà scoprire l’incredibile verità che a poco a poco si palesa agli occhi: la responsabilità della distruzione del prezioso insieme di opere, ancorché in parte abbandonate, o conservate (si fa per dire) nei magazzini, non è solo del principe, insensibile al loro valore, ma anche della gente precipitata nell’inerzia e afflitta da una specie di oblio. Un popolo che vive la tirannia del sovrano e la minaccia di realizzare il piano, frutto della sua stoltezza, come una sorta di alibi e di fuga collettiva dalle proprie responsabilità di cittadini e testimoni della civiltà minacciata.

Scritto come un romanzo, con uno stile musicale e poetico e un’accorta selezione di citazioni classiche, Il sonno del Reame (Oscar Mondadori, pp. 248, € 14) di Annarosa Mattei è in realtà un apologo sul nostro tempo. Laddove descrive il disfacimento del regime come una forma di precipitazione collettiva, ricorda un po’ Salò o le centoventi giornate di Sodoma di Pasolini, che anche lui non parlava affatto solo del passato. Così che quando scompare il principe Gaudenzio, che somiglia, sebbene in modo caricaturale, a Berlusconi, emerge tragicamente la terribile colpa di chi si è rassegnato al disastro e non vuole, né forse può, porvi rimedio. Con una piccola forzatura, si può ritrovare in questo romanzo una vibrante, disincantata, e a tratti angosciosa, descrizione dei nostri giorni, fatti di sonno dell’indifferenza che prelude a una (ormai prossima) morte della storia.

 


da «Il Foglio», 22 marzo 2014 http://www.ilfoglio.it/recensioni/926
“Il sonno del reame” di Annarosa Mattei

Un romanzo a chiave, capace di suscitare anche nei lettori più frettolosi la curiosità  di capire quale realtà si celi dietro la finzione. In apparenza è tutto chiaro: “Il sonno del Reame” è una fiaba tragicomica nella quale si racconta la guerra tra potere e cultura che negli ultimi anni ha provocato, con la deriva “economicistica” del sistema di tutela del patrimonio storico-artistico, l’impoverimento delle forme di conoscenza e il ricorso preponderante a manager preferibilmente illetterati o quasi, con l’espulsione o la marginalizzazione di chi le competenze per operare pure le avrebbe. La guerra è avviata dal principe Gaudenzio, che non intende la bellezza e mal sopporta l’arte e la cultura. Tema dominante della “fiaba”, che si sviluppa nei due ritrovamenti paralleli di un famoso cartone di Michelangelo e di un antico codice di poesie d’amore, è quello della nostalgia per la bellezza, obbligata a restare muta (un po’ come capita nel film di Sorrentino su Roma) e a non poter più generare amore e sapienza, a causa di un difetto sempre più grave che affligge quanti ormai non sono più in grado di intenderla. Un’epidemia di smemoratezza – a simboleggiare metaforiche cecità e sordità – semina il contagio in tutto il Reame, e rende facili e realizzabili le trame del principe Gaudenzio. Il quale però, alla fine, dal contagio resta a sua volta colpito. Assistiamo  alla conversazione tra due personaggi antitetici come Guido e Niccolò, un umanista ormai considerato obsoleto, dunque disoccupato, e un esperto di finanza che dal nuovo sistema è corteggiato ed esaltato. Il loro dialogo rappresenta con immediata efficacia la frattura tra due modi opposti di intendere la trasmissione dell’arte e della cultura. Compare fin dal primo capitolo il personaggio chiave della storia, l’antiquario Consalvo Perotti, che ritrova e acquista in gran segreto il celebre cartone michelangiolesco, credendo di poterne fare il centro di una mirabolante operazione mediatica e commerciale. Sarà proprio Consalvo, avido e ottuso mercante che “da vivo è come morto”, a diventare il motore di un rovesciamento di prospettive e di piani narrativi, e a preparare il colpo di scena finale. Succede quando da “morto” diventa finalmente “vivo”, riacquistando coscienza di sé e di quello che l’arte significa per gli esseri umani: lo aiutano nell’impresa il sapiente gatto Gregorio, felino umanizzato e aiutante magico in sintonia con l’atmosfera da fiaba, e l’ombra del grande artista, autore del mirabile ritratto di Tommaso de’ Cavalieri, espressione assoluta di bellezza e amore. A Guido e alla sua compagna, voce narrante della storia insieme al gatto Gregorio, tocca il compito di muoversi in un labirinto di segnali indecifrabili, di aiuti insperati e di impedimenti maligni, sospesi tra la speranza di una rinascita e il timore della prossima fine del mondo in cui sono vissuti. Tra gli altri personaggi, risaltano il citato principe Gaudenzio, artefice del progetto di oscuramento culturale, il suo “comunicatore” di fiducia, Gerardo Facondo, un tale Totò Assumma e tanti altri fidi esecutori del progetto di messa a reddito e di svendita dell’intero Reame. La trama del racconto si sviluppa nell’arco di ventiquattro ore, da una notte all’altra, e vede agire  i personaggi in uno spazio volutamente svuotato di riferimenti realistici, ridotto a pochi luoghi simbolici e quasi fuori dal tempo (come il quadro di De Chirico in copertina). A un certo punto, la storia chiama in causa i lettori perché partecipino, insieme a chi scrive, all’analisi critica di un mondo minacciato dalla dissoluzione. Ma la scrittura agile e comunicativa di Annarosa Mattei riesce a evitare tentazioni troppo didascaliche, per raccontare una favola – paradossale e insieme realistica – dei nostri giorni.

da LEFT, 5 aprile 2014 Recensione di Filippo La Porta

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Media

ADNKRONOS http://www.adnkronos.com/IGN/Mediacenter/Musa_TV/La-metafora-dellItalia-di-oggi-raccontata-da-Annarosa-Mattei-ne-Il-sonno-del-reame_321080223094.htm

RAI3 – TG3 Linea Notte http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-66b36aab-fa01-404a-9489-11d1164f1618.html

RAI2 – TG2 Storie http://www.ufficiostampa.rai.it/comunicati_tv/20140228/rai2__tg2_storie__si_comincia_dai_droni_nel_deserto.html

 

 

 

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