L’archivio segreto

L’archivio segreto

L’archivio segreto è il titolo del mio secondo romanzo, uscito nel 2008. Racconta di una strana passeggiata tra le vie e le piazze degli antichi rioni di Roma che si trasformano, sotto gli occhi di una donna disorientata, in un misterioso palinsesto. La città diventa pian piano un libro da sfogliare, in cui le pagine, i personaggi e i racconti si sovrappongono, si dipanano e si intrecciano secondo misteriosi percorsi.
Ho dedicato questo romanzo alla più affascinante delle donne, che ha salvato la sua vita e quella di tante altre sue sorelle raccontando una storia ogni notte: Shaharazàd, bella, sapiente, generosa. Ho immaginato per un momento di poter condividere anche io il suo sogno e di combattere, narrando, la paura della notte infinita che incombe sul nostro mondo incauto e spensierato. In attesa che il mattino rinasca con la speranza di un nuovo giorno.

Ricordate la sua storia? Nella vicenda che fa da cornice alle Mille e una notte un re si vendica del tradimento della moglie facendo uccidere prima dell’alba tutte le donne con cui ogni sera si intrattiene. Trascorsi tre anni, il popolo fugge portando via le sue figlie, finché non resta più una sola ragazza. Il visir, quando il re gli chiede una nuova fanciulla, se ne torna a casa angustiato. Ed è a questo punto che entra in scena Shaharazàd.
Così recitano le parole dell’antico libro che ho pensato di trascrivere prima di iniziare a narrare la mia storia:

“Ora questo visir aveva due figliole belle e leggiadre, a nome la maggiore Shaharazàd e la minore Dunyazàd; la maggiore aveva letto i libri, le storie, le gesta dei re antichi e le notizie dei popoli passati, tanto che si dice avesse raccolto mille libri di storie attinenti alle genti antiche, ai re del tempo che fu e ai poeti. Costei disse al padre: «Cos’hai che ti veggo turbato, angustiato e afflitto? C’è pure chi ha detto a tal proposito: Di’ a chi sopporta un’angustia: l’angustia non dura. Come si dilegua la gioia, così si dileguan gli affanni.»”
(da Le mille e una notte)

I gabbiani di Roma di notte volano alti sulla bianca montagna del Vittoriano: questi grandi animali dell’aria sanno essere feroci con i loro rivali pennuti e tenerissimi con i loro piccoli che guardano a vista, sempre in coppia, attenti a non perderli di vista anche quando si trovano a terra dopo la prima prova di volo. Un’immagine emblematica, quella creata dei loro voli: si aggirano sulle culminazioni del monumento come a cercare un punto di luce che si allontana risucchiato nella notte che li circonda…

Questo che leggete di lato è il prologo dell’Archivio segreto

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Spero che entriate davvero nel mio “archivio segreto”, cari lettori. Vi invita a farlo anche Miao, la mia gattina, che ha molto da raccontare, anche lei, sugli umani che non hanno sempre orecchie adatte a intenderne la voce e le parole suadenti.
Non sembri riduttiva ai lettori uomini la bella storia di Shaharazad. Raccontare/ascoltare sono solo due funzioni archetipiche e complementari. Come Yin e Yang nel Tao. E, a proposito di generi e specie diverse, non vi stupite troppo del fatto che nella mia storia gli animali parlino e interloquiscano con gli umani. Non solo a me, ma a molti, moltissimi altri, sembra il fatto più naturale del mondo. E anche il più letterario, se vogliamo passare in rassegna le infinite storie in cui gli animali sono protagonisti. A cominciare da Alice nel paese delle meraviglie fino ad arrivare a Il maestro e Margherita o al topo Firmino. E al di là dell’amore per gli animali e la letteratura, sappiamo tutti, credo – o no? – che il mondo non è proprio come appare: tutto squadernato su un’immensa superficie piatta, ben disteso su un unico piano, senza spessori e strati di significato. Né sopra né sotto. Tutto quel che c’è è solo quel che si vede, nei limiti – peraltro non percepiti – dei deboli sensi umani, assai meno fini di quelli di molti animali. Che ne faremmo, se così fosse, delle allegorie di Dante e di Kafka e dei loro infiniti e inevitabili piani di lettura? Nell’Archivio segreto, per esempio, il gatto Gregorio, non è solo un gatto-gatto, dato che rivela alla protagonista l’indefinibile e multiforme complessità del reale. L’aria, l’acqua, la terra, il fuoco… pensate a tutti gli strati che li compongono. Come gli strati e i livelli di Roma che Freud, non a caso, paragonava all’inconscio…

annarosa.mattei@gmail.com

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