Il Corriere della Sera 15 agosto – Giovanni Bollea

Il 15 agosto ero a Cortina e leggevo distrattamente i giornali come si fa in vacanza. Repubblica, il Corriere della Sera. Arrivata alla Terza Pagina del Corriere, con mia grande sorpresa, ho trovato in alto a sinistra un titolo che mi riguardava: Il romanzo di Annarosa Mattei. Non credevo ai miei occhi: Bollea che scriveva del mio libro! Il professor Giovanni Bollea era venuto alla presentazione del 16 luglio ed era intervenuto, alla fine dei vari discorsi introduttivi, con un suo commento che avevo trovato soprendente e lusinghiero. Non avrei mai pensato che l’avrebbe anche scritto e pubblicato. Più o meno tal quale.

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Elzeviro – Terza Pagina

Il romanzo di Annarosa Mattei
ADOLESCENZA, IL VERO SEGRETO

Ho letto con molto piacere il libro di Annarosa Mattei, L’ archivio segreto (Mondadori, pp. 250, 13), che racconta la strana passeggiata di una donna tra le vie e le piazze degli antichi rioni di Roma, come se cercasse un’ identità perduta. Nel fare i complimenti all’ autrice, le ho rivelato il mio pensiero profondo sul vero «segreto» e del perché lei avesse raccontato senza accorgersene la sua preadolescenza. Una descrizione delicata e sentita, della quale lei stessa non aveva colto l’ importanza. Il fascino in tutti i suoi diaframmi di aperture e chiusure sul negativo e sul positivo, e il ricordo cosciente che si materializzerà con struggente delicatezza all’ attenzione del lettore durante tutta la narrazione. Quello che ne scaturisce ci fa capire quanto abbia influenzato il suo impegno di madre e moglie, in un continuo, emozionante leit motiv poetico e lirico insieme. Un «assessment fantasia», un’ analisi del reale, che in funzione trasversale è riuscita a concepire un prodotto creativo di grande originalità. Personalmente mi sono sempre accostato alla fantasia in una prospettiva multidimensionale, dove la creatività è vista come la funzione di mille altre funzioni, le quali influiscono così su una gamma molto vasta ed eterogenea di abilità e domini del pensiero. Mi sentii perciò felice quando la Mattei, guardandomi con calma, disse che avevo colpito nel segno: «Lei l’ ha capito: ha capito tutto il positivo che una madre, raccontando la sua preadolescenza anche se in modo trasversale, può riversare sui figli». La sua famiglia infatti e a latere noi lettori scopriamo, al centro della narrazione, l’ intensità del mistero racchiuso in quell’ esperienza preadolescenziale sublimata, senza forzature, nella vicenda di madre e moglie, che svela il segreto dei suoi itinerari quotidiani, vissuti come episodi fantastici di una bambina illuminata. Un toccante esempio di sublimazione, racchiuso nello stesso sorriso che penso abbia avuto a quell’ età e con il quale volle ricompensare il mio pensiero. Un racconto che vorrei fosse letto con calma per approfondirne il valore essenziale, insieme alla poetica dei significati. Sottintesi soprattutto nei dialoghi con le amiche e nelle struggenti scoperte dei percorsi quotidiani dentro una Roma antica e modernissima, nel disegno dei gabbiani che planano lenti e velocissimi sul Vittoriano: così vicino, nella sua prepotente presenza, e così lontano dal piccione parlante, che muore solo, nell’ angolo di un marciapiede antico. Ed è un passato che resterà per sempre: avvincente per i giovani che vivono troppo poco la propria adolescenza e non riescono più a immaginare né il passato storico, né la loro vita futura. Un quadro chiarificatore surreale e insieme reale. Se per me è familiare riuscire a scrutare l’ inconscio, per i lettori sarà invece un’ avventura intima, racchiusa in una estenuata dolcezza.

Bollea Giovanni

Pagina 47
(15 agosto 2008) – Corriere della Sera

Recensione di Giovanni Bollea sul Corriere della Sera

1 Comment

  • Barbara M. Posted 19 Agosto 2008 08:33

    E’ successo anche a me. Sfogliavo distrattamente il Corriere della Sera, godendomi il sole e il fresco venticello di una meravigliosa giornata in montagna, quando con con grande piacere ho scorto l’articolo del Prof. Bollea. Un uomo sensibile e profondo come lui non poteva non apprezzare e cogliere la luce interiore e la sensibilità dell’opera e del cuore di Annarosa

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