Alcuni dei libri finalisti allo Strega…

Sfogliando le pagine si affonda nelle sabbie mobili dell’orrore… linguaggio disarticolato, azzeramento di qualunque possibilità di dialogo, frammenti scomposti di finto parlato recuperato dal nero cronachese dei quotidiani, i “fanculo” disseminati senza tregua (perché non un corretto vaffa…? forse perché in italiano sarebbe troppo lungo rispetto al rapido bisillabo americano…), sessualità vischiosa e appiccicaticcia di personaggi che non hanno nulla di umano, privi di memoria di sé, degradati a un groviglio insensato di pulsioni e di istinti di morte… Scarpa, Scurati, Lugli: nomi che attraversano i media da qualche mese. Nei loro libri una lettura della realtà schiacciata su un presente che nasce strafatto, artefatto e consumato sulle pagine dei giornali; o rimodellata sulla storia travestita da lugubre presente. Un agnello sgozzato da una vergine; la carcassa di un gatto certosino con le zampe amputate; un cane ucciso da un’auto (un altro libro “premiato” qualche anno fa comincia con la parola “cazzo” pronunciata da un giovane che deve andare a sparare in piena notte a un cane che abbaia…). Gli umani assomigliano sempre più a morti viventi costretti a divorare quel poco di vivo che resta nel deserto del mondo totalmente spento: gli animali, per esempio, se compaiono, debbono comparire morti o morire crudelmente. Il genere “noir”, così si dice … che poi è la cronaca dissezionata con il taglia e cuci…Va molto bene con il pubblico, si dice… come va molto il linguaggio frantumato nella pattumiera della comunicazione televisiva. Ma qualcuno ha mai letto Edgar Allan Poe? O Gadda? O Pasolini? Nei libri che sto tentando di leggere con disagio crescente – credo che smetterò … – è scomparso il tempo, è scomparso lo spazio, sono scomparsi gli esseri umani, gli animali e le piante, i cieli, le nuvole, la pioggia e il sole, la notte, la luna, il sogno, l’odio e l’amore: le storie navigano in una poltiglia indistinta che non conserva traccia di nessuna realtà autentica, vissuta o letta, di nessuna cultura, di nessuna lingua e di nessun altro libro. Ripartiamo da zero dunque? Può essere un’idea.

2 Comments

  • barbara mastroeni Posted 1 Luglio 2009 09:40

    Spesso, putroppo sempre più spesso, ho la sensazione che molti libri siano scritti appositamente per poter diventare sceneggiature cinematografiche e non sempre di elevato tenore.
    L’incipit cui Annarosa fa riferimento mi è noto: “come Dio comanda”, terribile e terrificante, alcuni diranno vero e dunque raccapricciante.
    Nel mio piccolo, ho apprezzato la volontà di Ammaniti di rappresentare le dinamiche del rapporto padre figlio, e anche il farlo in contesto “periferico” o meglio dire di provincia; aveva iniziato con Io non ho paura.
    Questo itinerario si è però perso strada “leggendo”, perchè ha prevalso per stile, sintassi e lessico la trama poliziesca.
    Insomma la strada era lastricata di buone intenzioni… rimane la mia presunzione di affermare che lo fossero anche nella volontà dell’autore.
    Per non divagare troppo…. non trovo disdicevole il fatto in sè, trovo poco onesto intellettualmente, presentare e proporre questo tipo di opere come letteratura di spessore sociale, storico e quant’altro. Non si scrive solo in un modo o di un argomento, la scrittura come l’essere umano è varia e variegata, ma per lo stesso motivo ci sono uomini colti oppure solo spiritosi, donne perverse oppure travagliate, ci sono anche uomini sopravvalutati e uomini incompresi. E allora ecco la letteratura di evasione, il triller, l’horror…
    Certamente anche grazie a traduttori eccelsi, ho apprezzato romanzi di Stephen King, di Grisham, nonchè ultimamente la trilogia Millennium che però non vantavano ambizioni diverse da quelle esplicitamente dichiarate.
    Ecco, magari per poter ricomiciare, si potrebbe provare a partire dalla sincerità non solo di chi scrive, ma di chi pubblica e di chi recensisce

  • Giampaolo Posted 2 Luglio 2009 12:44

    Quando l’implicito diventa esplicito, quando non c’è più nenche il gusto di “narrare” (e si può narrare in tanti modi: quanto è narrativo ad esempio il dipinto di Magritte casa di sera, o l’uomo di fronte al panorana delle montagne di Friedrich, o una combustione di Burri, o la fontana malata di Palazzeschi, o una tragedia in due battute di Campanile, non c’è solo Stendhal o Balzac…) la letteratura scompare. o meglio è di là da venire, e siamo sempre ahimè nel “prima della letteratura!!

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