Tra tanti libri con Pino e gli altri (a)mici…

Un articolo di Lauretta Colonnelli che ci ha fatto molto piacere..

A Roma la trasformazione di un attico. Ridisegnare gli ambienti
Librerie come pareti e quadri scorrevoli.

Tanti libri, tanti quadri, tanti gatti. E una casa piccola dove farli entrare tutti. Questo il problema che si sono trovati a risolvere Claudio Strinati e sua moglie Annarosa Mattei quando hanno acquistato l’ appartamento a pochi passi dal Colosseo. Soprintendente fino a un paio di anni fa del polo museale romano, Strinati aveva potuto usufruire di un alloggio all’ interno di Palazzo Venezia. Al momento di trasferirsi ha trovato un attichetto in un edificio costruito negli anni Cinquanta. Vi aveva abitato per una vita l’ attrice Dina Sassoli, indimenticabile Lucia nella prima versione cinematografica dei «Promessi Sposi» (quella di Camerini del ‘ 41). «Ci aveva attratto la vista sulla città, che spazia a centottanta gradi su Colosseo, Colle Oppio e, più in lontananza, la Torre delle Milizie e le bighe del Vittoriano», dice Annarosa. Ma l’ interno era tutto da rifare. «Un corridoio a gomito girava per l’ intero appartamento togliendo luce e spazio. Il resto era suddiviso in piccole stanze. Così abbiamo preso una decisione drastica: eliminare le pareti in muratura e ridisegnare i volumi usando librerie e porte scorrevoli». Il risultato è una casa che evoca le tradizionali abitazioni giapponesi, dove le prospettive variano continuamente in base alla posizione delle pareti mobili. La luce, che entra dalle ampie vetrate affacciate sul terrazzo, non trova più ostacoli e si riversa in ogni angolo. Le finestre inquadrano panorami che sembrano dipinti, tanto appaiono straordinari. Persino nel box doccia c’ è una piccola finestra che incornicia i fornici del Colosseo. Come elemento guida della ricostruzione, gli Strinati hanno usato i pilastri in cemento tipici delle costruzioni dell’ epoca. Proprio quei moduli di trenta centimetri per trentacinque, strutture portanti dei palazzi, che non si possono eliminare e non si sa mai come nascondere. Loro hanno deciso di replicarli in una ventina di copie, però in legno, dipinti nello stesso colore di quelli in muratura. In apparenza servono per sostenere le librerie, ma celano un piccolo segreto: uno sportello a scomparsa li ha trasformati in armadi. E in alto sono diventati elementi di illuminazione, semplicemente inserendo una lampadina nel cubo finale rivestito di carta pergamena. Dentro le librerie scompaiono anche le porte scorrevoli che delimitano gli angoli di riposo e di lavoro. Da una parte lo studio di Claudio, dall’ altra quello di Annarosa, che insegna al liceo classico e scrive romanzi (Una ragazza che è stata mia madre e L’archivio segreto, entrambi negli Oscar Mondadori). Un angolo è dedicato alla musica, che è l’ altra grande passione di Claudio insieme all’ arte. Sugli scaffali, una corposa collezione di dischi in vinile. Ma ormai per sentire i concerti usa il computer, collegato a due piccoli amplificatori. «Ascolto di tutto – dice – dalle prime testimonianze di musica medioevale fino a Lady Gaga». Ovunque, libri. Tappezzano perfino le pareti della cucina e del bagno. Poi c’ era da risolvere il problema dei quadri, bei dipinti del Sei e Settecento. «Abbiamo pensato di appenderli sulle librerie ma facendoli scorrere su una bacchetta di acciaio, in modo che per prendere un volume basta spostare il dipinto». Tra i preferiti, un «Angelo» di Giovanni Baglione, il celebre antagonista di Caravaggio. Annarosa è affezionata a una «Annunciazione» di Baldassarre De Caro: «Il nostro primo acquisto, negli anni Settanta, quando il barocco si comprava per due lire». Ovunque, gatti. Ce ne sono sette, ex randagi di tutti i colori, che sonnecchiano nelle ceste disseminate sotto i tavoli o vicino alle gattaiole ritagliate nelle vetrate che danno sul terrazzo. «La più sveglia – dice Annarosa – è Nina, che mi aspetta tutte le sere dietro la porta, a qualsiasi ora io rientri, per fare insieme una passeggiatina sul terrazzo condominiale». Pino e Gino sono fratelli. Pino, nero, enorme e grasso come una foca, a Palazzo Venezia presenziava tutte le inaugurazioni delle mostre, aggirandosi impettito e sicuro tra gli ospiti. Riuscì perfino a farsi fotografare tra Berlusconi e il cardinal Bertone, alla cerimonia di apertura della rassegna «Il Potere e la Grazia».
Il camino di ceramica è l’oggetto preferito «Ce ne siamo innamorati fin dalla prima visita all’ appartamento». Realizzato da Andrea Spadini, figlio del pittore Armando che fu tra i maestri dei giovani artisti romani intorno al 1920, il caminetto in ceramica raffigura due grandi ceste di frutta. Claudio: «Echi di stile fiammingo. Forse l’ artista si è ispirato alle lezioni di De Chirico»

Colonnelli Lauretta
(12 marzo 2011) – Corriere della Sera

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