Sorrentino: LORO, LUI e NOI nello sguardo illuminante di una pecora

Sorrentino: LORO, LUI e NOI nello sguardo illuminante di una pecora


Lo sguardo stupefatto della 
pecora, nelle prime inquadrature di Loro 1 di Paolo Sorrentino, è, a parer mio, la vera e propria chiave di lettura del film, che racconta in modo umoristico e metaforico la straordinaria condizione di alienazione e sospensione dalla realtà vissuta da molti di NOI nell’era berlusconica, quando LUI e LORO regnavano nel simbolico giardino incantato di Villa Certosa, riduzione teatrale dello spazio Italia. In questo senso, il punto di vista della ‘candida’ pecora coincide certamente con il NOI, quindi con quello dell’artista Sorrentino, che, in quanto tale, è sempre, per mestiere e passione, un osservatore curioso dello spettacolo folle e perenne del mondo. Molti di NOI, volenti o nolenti, vittime o complici, desti o dormienti, sono stati spettatori a tempo pieno di quella affollata rappresentazione mediatica del potere, del lusso e della corruzione, messa in scena da LORO, uomini e donne senz’anima, asserviti a LUI, principe e signore, in ogni modo e in ogni luogo, senza distinzione tra pubblico e privato. Proprio come la candida pecora, siamo stati sottoposti al bombardamento mediatico dei quiz, dei talk, dei reality, allo spettacolo farsesco e ininterrotto del potere, e, come lei, abbiamo forse, a volte, emesso deboli belati, tentando inutilmente di entrare nelle stanze del potere, di capire e di farci capire, nella gazzarra assordante di suoni, nel gelo rapido e mortale dell’isolamento che ne seguiva. Quanti di noi, donne e uomini di ogni età e condizione sociale, del tutto estranei a LORO, alla truppa di servi corrotti, schiavi del sesso, del denaro, del potere, sono vissuti, proprio come la candida pecora, nel giardino mirabolante e illusorio di Villa Certosa, ricostruzione teatrale di un paese e di una felicità  che non esistevano? Liberi di scorrazzare nel recinto ben definito, ma non di osservare e curiosare, né, tanto meno, di ‘belare’, di chiedere, di voler capire. La prima parte del film racconta dunque di LORO, diaboliche marionette travolte in una sarabanda farsesca. Mentre la seconda racconta di LUI, principe in maschera, ossessionato dal delirio di onnipotenza e dalla solitudine. Ma è lo sguardo e la morte fulminante della pecora, oltre alla fuga del rinoceronte e del topo lungo le vie di una città fantasma, a dare la chiave di verità di una favola allegorica dei nostri tempi notturni e malati. Le parole del regista, che vi propongo qui di seguito, sono quanto di meglio per intenderne il senso più riposto. 

Note del regista

Loro, diviso in due parti, racconto di finzione, in costume, che narra di fatti verosimili o inventati, in Italia, tra il 2006 e il 2010. Attraverso una composita costellazione di personaggi, Loro ambisce a tratteggiare, per squarci o intuizioni, un momento storico definitivamente chiuso che, in una visione molto sintetica delle cose, potrebbe definirsi amorale, decadente, ma straordinariamente vitale”. E Loro ambisce altresì a raccontare alcuni italiani, nuovi e antichi al contempo – prosegue il regista – Anime di un purgatorio immaginario e moderno che stabiliscono, sulla base di spinte eterogenee quali ambizione, ammirazione, innamoramento, interesse, tornaconto personale, di provare a ruotare intorno a una sorta di paradiso in carne e ossa: un uomo di nome Silvio Berlusconi.

Questi italiani, ai miei occhi, contengono una contraddizione: sono prevedibili ma indecifrabili. Una contraddizione che è un mistero. Un mistero nostrano di cui il film prova a occuparsi, senza emettere giudizi. Mosso solo da una volontà di comprendere, e adottando un tono che oggi, giustamente, viene considerato rivoluzionario. Il tono della tenerezza.

Ma ecco che appare un altro italiano. Silvio Berlusconi. Cosi’ come l’ho immaginato. Il racconto dell’uomo, innanzitutto, e in modo solo marginale del politico. Si potrebbe obiettare che si sa molto non solo del politico, ma anche dell’uomo. Io ne dubito. Un uomo è, per quanto mi riguarda, il risultato dei suoi sentimenti più che la somma biografica dei fatti. Quindi, all’interno di questa storia, la scelta dei fatti da raccontare non segue un principio di rilevanza dettata dalla cronaca di quei giorni, ma insegue unicamente il fine di provare a scavare, a tentoni, nella coscienza dell’uomo”.

 


 

 

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